:: Film futurismo-junghiano per Luigia Zamorano


Luigia Zamorano schiena piegata volto sulla mano - Foto Accio



 
Breve prefazione necessaria. Adesso che siamo ancora assieme, io e te, Sara e Claudio, riesco a dedicarmi al personaggio che ideasti, con me, 2010 e a fine 2011 dopo la nostra separazione. Loro rimangono lontani ma noi siamo vicini. E nel reale, nel 2017, son io, nel rovescio, ti ho raggiunto nel tuo Artico. Immagino tu, Accio, sia contento di scoprire, con me, questa risorsa della letteratura. SARA CARDELLINO il 6 febbraio 2022
 

FILM-FUTURISMO JUNGHIANO PER LUIGIA ZAMORANO…

 

Ho minimizzato i tuoi spostamenti, Esploratore:

mi sorprendo avvolta nel filo di saliva attorcigliato alla memoria che hai di me. Ho dato per scontato che il torpore antartico m’avrebbe celata dietro velo opaco che avresti, al massimo, sbiancato - fino a renderlo trasparente - col mio nome: quale battesimo migliore per chi nasce ogni giorno nella trappola del candore?

Ma tu mi sorprendi perché non segui percorsi segnati dai colpi di vento della mia antica angoscia. Rianimi direttamente il battito, come allungassi mano sul muscolo caldo che stenta a vivere a morire; agevolandone la meccanica intorpidita; e ciò con il gesto deciso, stringente, dell’immaginario, a me adatto. Destinale?

Sai cosa può succedere all’icona dipinta sul ghiaccio, se prende coscienza d’essere, appena, una screpolatura nel colore assoluto che l’investe, camuffandone esiti con feroce ironia.

Vedi anche tu come si piegano i muscoli del mio mondo. La foto t’è necessaria?

Ricordo una tela di Giacomo Balla, perché qui tutto è luce (anche ciò che non si muove): ed è impossibile catturarmi se non dentro il fotogramma strappato ad azioni irrisolte.

Questo film senza regia te lo dedico, vi scriveranno un giorno fior fiore di critici, adducendo a scusa della loro ignoranza, che senza un ideale non si conclude nulla; che senza una guida cui appellare la ragione, l’istinto è il piede libero che ci conduce e – contemporaneamente – ci colpisce le spalle nude col suo scarpone ferrato.

Nelle pellicole fotografiche in troppi ci vogliono leggere il loro destino, come non è stato o come sarebbe potuto essere.

Qui, nell’Antartide, nuda, nascosta; volto celato in curva preghiera, c’è la soluzione: qualcosa per cui ho abbandonato gli specchi da tempo. Cioè che a volte una storia non ci riguarda, che riemerge e sempre riemergerà dalla nostra interiorità come olio nell’acqua; e la sua presenza in noi indicherà proprio il diverso peso specifico che ce la rende estranea: materiale da rigettare.

Tutto questo è la salute, per me Luigia Zamorano, ma a nessuno viene in mente. Neppure a te che cerchi di raggiungermi.
 

 


Luigia Zamorano seno e ginocchia muta bocca - Foto Accio



 

In questa notte futurista, dove anche auto-fotografarmi è omaggio al movimento impresso e restituito al mittente, scrivo a te pagine d’un diario destinato a sparire, disciolto come si disciolgono ogni anno km e km di banchisa. È la mia guerra episodica rivelata in bianco e nero: cercami allora non nell’accoglienza o nel respingerti possibile: bensì nel motore della mia follia d’amante.

Qui il cuore diventa prugna, sotto al seno caldo, lo tasterai alla tua Luigia quando ci incontreremo, prima dei capezzoli turgidi? Ci vuole un po’ di tempo, sai, Esploratore, per credersi lontani dal Polo Sud. Sappilo. Non finirà tutto ammesso tu mi raggiunga, sollevandomi il volto verso la tua cintura da inginocchiata nuda nel freddo.

Il ritratto di me che ricevi, penitente, tienilo caro come hai a cuore il tuo inconscio. Da me scaturiscono i segni che ti determinano: sono un archetipo, e come tale, sono l’opposto che t’aspetti da me.

Quando, Esploratore, raschi con grattugia dello sguardo dentro la tua impalpabile consistenza, sappi che m’hai quasi raggiunto. Sono io che sanguinerò, ma tu non ti fermare, non credere al mio dolore: solo così mi potrai salvare.

 

Tua Luigia Zamorano

 

 

NOTA

CHI È LUIGIA ZAMORANO

Luigia Zamorano donna misteriosa prigioniera nell’Antartide, preda di una altrettanto misterica malattia, attende, spesso fugge, l’arrivo dell’Esploratore. Il delicato, e fantasmatico, personaggio creato da Claudio Di Scalzo detto Accio, nel 2010 (prima-durante-dopo la separazione di Accio e Sara durata 5 anni e 5 mesi), appare on line su L’Olandese Volante Transmoderno con capitoli di prosa visualpoetica. Amore sotto zero, algida tenebrosa follia, avventura oscillante temperatura, nei ghiacci eterni. Evocati viaggi e vicende al Polo Sud di coraggiosi esploratori nell'Ottocento primo Novecento, con narrazione fotografica in ritrattistica pitturata fumettata paesaggio poesia visiva. "L'Antartide di Luigia Zamorano" è un Visual Poem riversato in vari generi estetici.