:: Claudio Di Scalzo: Non sono che un fallito. Vostro Gauguin. E' deciso si muore!

 

 

 

 

 CLAUDIO DI SCALZO

NON SONO CHE UN FALLITO / VOSTRO GAUGUIN 

Gauguin continuò a confrontarsi in tutto il suo vissuto artistico con il tema dell'autoritratto. In quello dell'inverno 1893-'94 il pittore appare davanti alle luminose pareti della sua casa di Parigi, che aveva abbellito nel ricordo del suo primo viaggio a Tahiti con stoffe blu e gialle e con i dipinti eseguiti nei mari del Sud. In alto possiamo riconoscere una versione speculare dell'opera  Manaö-Tupapaü. (Lo spirito dei morti sta in guardia). Mentre nel primo autoritratto Paul Gauguin rivolge lo sguardo verso l'osservatore con fare spavaldo, nel lavoro posteriore del giugno del 1896 gli occhi sono abbassati e la testa è piegata di lato, in posa riflessiva. Quando questo dipinto fu eseguito, Gauguin, che aveva per sempre lasciato la Francia il 3 luglio del 1895, si trovava di nuovo a Tahiti. Era malato, ricorreva alla morfina e parlava di suicidio.

 

 

 

 

Così scriveva in uno stato di totale frustrazio­ne a Daniel de Monfreid il 7 aprile 1896: "Nes­suno mi ha mai protetto, perché mi si ritiene forte e io ero troppo orgoglioso. Oggi sono completamente a terra, debole, mezzo consu­mato dalla disgraziata lotta che ho intrapreso, sono in ginocchio e metto da parte tutto il mio orgoglio. Non sono nient'altro che un fallito".

 

 

Un anno e mezzo più tardi avrebbe dipin­to uno dei suoi capolavori, Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? come sua trasfigurazione e avrebbe tentato davvero il suicidio. "E' DECISO SI MUORE..." -  Prese però una dose eccessiva di ar­senico e la vomitò, vomitò sangue, aggiunse dolore a dolore. Sarebbe morto solo e ab­bandonato, poco dopo, nel 1903. La morte aveva giocato con lui come la belva con l'agnello. Che l'agnello fosse rosso aveva aumentato il piacere della Morte a dare Male e capolavori ricevere.