:: Claudio Di Scalzo: Macke scrive a Franz Marc

 

 

 

 

  

  

 

 

 Claudio Di Scalzo

 

AUGUST MACKE IN AUTUNNO SCRIVE A FRANZ MARC

 

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August Macke scrisse nell’autunno del 1910 una lettera all’amico Franz Marc. Da Bonn. Lì si era trasferito con la famiglia anche perché i suoceri gli avevano ristrutturato un comodo atelier. Nella lettera parlava del suo personalissimo anello del colore e d’altri esiti del rapporto, secondo lui fondante, che doveva avere la pittura con la musica. Il giovane pittore, che si firmava “uscito dal bozzolo” cercava forme in pittura che dialogassero con quanto non si poteva udire. E l’amico, più sapiente, ma anche più portato ad accogliere in sé i moti dell’eternità, poteva dargli consigli utili. Sul colore. Poi, ma qui non si hanno conferme, a Macke piacevano i riferimenti che sicuramente Marc, da Monaco, gli avrebbe spediti su quella speciale compenetrazione che i colori hanno fra di loro, e che rimandano al femminile e al maschile. Tutti ragionamenti terribilmente eccitanti.  

 

E difatti la sua lettura non andò delusa.  

 

Ora ti espongo la mia teoria sul blu, giallo e rosso che probabilmente ti sembrerà “spagnola” come il mio viso. Blu è il principio maschile, aspro e spirituale. Giallo il principio femminile, soave, gaio e sensuale. Rossa la materia, brutale, pesante. Colore, che deve essere combattuto e vinto dagli altri due! Se ad esempio il blu, serio e spirituale, al rosso, eleverai il blu a una tristezza insopportabile, e il giallo conciliante, il colore complementare al viola, diventerà indispensabile (la donna come consolatrice, non come amante!). Se mescoli il rosso e il giallo per farne l’arancione, darai al giallo, passivo e femmineo, una violenza sensuale “da strega”, tanto da rendere nuovamente indispensabile il blu, freddo e spirituale, l’uomo. Se si pone il blu vicino all’arancione, automaticamente i colori si ameranno. Blu e arancio, un tono proprio festoso. Però se mescoli solamente blu e giallo per formare il verde, allora risveglierai alla vita il rosso, la materia, la “terra”. Ma qui, come pittore, avverto sempre una differenza: col verde non potrai mai dare al rosso, eternamente materiale e brutale, la pace totale, come invece accade con i toni precedenti. Al verde devono sempre correre in aiuto blu (il cielo) e giallo (il sole), per ridurre al silenzio la materia. E ancora: (suonerà forse ridicolmente letterario, ma non so esprimerlo altrimenti) blu e giallo non sono equidistanti dal rosso. Nonostante tutte le analisi spettrali, non abbandonerò mai la credenza dei pittori, che il giallo (la donna) stia più vicino al rosso (la terra) che non il blu, il principio mascolino.   

 

 

da "I CALZARI DEL MINOTAURO"