:: Claudio Di Scalzo: Con Mallarmé cito me

 

 

 

Claudio Di Scalzo

STANOTTE HO SOGNATO STÉPHANE MALLARMÉ

Ottobre 1982 

Stanotte ho sognato Stéphane Mallarmé che attendeva alla sua scrittura in una veglia notturna allucinata e malnata; ma accanto a lui che mi parla c'è Anatole in posa per la sua tombina che mi dice ma perché non sei morto tu al mio posto che poi il mio babbo scriveva la tua epigrafe?

Mallarmé si riscuote e comincia severo a dire al figlio che se morivo io lui non sarebbe stato ispirato da un bel nulla non conoscendomi perché scusa tanto Anatole cerca di intendere un lettore non può varcare la pagina bianca che scriverò e poi raggiungermi al massimo può provare tristezza per me padre vivo che poi morirò e quando questo signore mi leggerà io sarò morto come te e al massimo la pagina varcata sarà nera intendi? 

Non mi sembrava Anatole intendesse ma a quel punto mi son svegliato! Che sinfonia onirica funebre, mi son detto! e ho raccolto una citazione da "Simphonie litteraire" perché seppur funebre m'è sembrato di partecipare a una festa poetica, ma forse la citazione che portavo in tasca mentre sognavo è di un'altra opera di Mallarmé che ora non so piazzare nel libro giusto. Ma del resto non ricordo neppure dov'è sotterrato Mallarmé e suo figlio e io stesso. 

 

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Ho scritto "stanotte ho sognato Stéphane Mallarmé" dopo aver letto a caso una citazione dalle opere complete del poeta pubblicate da Guanda nel 1982 e da me acquistate a Pisa, ieri undici ottobre 1982. Il dattiloscritto posa su carta fotografica scurente, cioè diventerà nera se esposta. Così, sia io autore, che l'uomo nel sogno di Mallarmé e Anatole neri diventeremo ed al sogno torneremo. Resta la pagina pura del poeta ed è quanto vale.

In Fede Claudio Di Scalzo 12 ottobre 1982 in Vecchiano

 

 

 

 

 

CON MALLARMÉ CITO ME - GIUGNO 2014

(Sul Citazionismo malattia infantile dello "Scrittorismo")

Il citazionismo, da opere di poeti e scrittori e filosofi e artisti, attiene alla NARRATIVE ART, e più in esteso all’Arte Concettuale degli anni Settanta. Avvenivano anche compenetrazioni tra scrittura e segno pittorico e fotografia. Mi son dedicato a questa avventura segnica negli anni Settanta. Utilizzavo carte “scurenti” su cui scrivevo dattiloscritti in citazione con mie note diaristiche. Un esempio è la serie “Stanotte ho sognato… - Oh che bello citare dalla campagna al mare!”. Qui sull’Olandese Volante pubblico, dopo un’esposizione nella Galleria Nadar di Pisa, quanto scrissi e disegnai.

Mi occupai della biografia di Charles Louis Philippe “La proiezione provinciale sempre vale”; dei personaggi come Oblomov di Gončaròv (mostra ”Un'altra Livorno-Galleria Peccolo” con pseudonimo Marco Pachi), del  personaggio di Oberman di Sénancour (poi pubblicati su “Lettera”), del Grande Meaulnes di Alain Founier (Campanotto Editore-rivista Zeta), del mondo crepuscolare da Corazzini a Moretti con la citta di Bruggia-Bruges. Anche dell’epopea bolscevica con i “Rossi molto scossi”, dedica ai rivoluzionari scomparsi nell’epoca staliniana. Insomma quanto oggi, on line, su Facebook, è girandola di citazioni e proiezioni varie con foto, a milioni, negli anni Settanta era prassi d’avanguardia in parte poi passata dalla Conceptual Art al Post-Moderno. Alla quale, carta canta, appartenni! Ed appartengo in variazione Transmoderna. Però mi sento di dire che forse il CITAZIONISMO è la malattia infantile dello scrittorismo. Visto come son poi andate le cose in materia di sovvertimento dei linguaggi. Una pappa immensa ed eterna in Rete. Non c’è stata la Rivoluzione bensì, al momento, la capitolazione in una auto-rappresentazione che vale il tempo di una leziosa citazione per colazione.