:: Claudio Di Scalzo: Aloysius Bertrand. Francese Festival poetico 2

CDS: "Gaspard de la Nuit nel mio maggio biscuit" - V 2015

 

 

 

ALOYSIUS BERTRAND   

(1807-1841)

da GASPARD DE LA NUIT



                ENCORE PRINTEMPS

                Encore un printemps, - encore une goutte de rosée, qui 
                se bercera un moment dans mon calice amer, et qui s'en
                échappera comme une larme !

                Ô ma jeunesse, tes joies ont été glacées par les baisers
                du temps, mais tes douleurs ont survécu au temps qu'elles
                ont étouffé sur leur sein.

                Et vous qui avez parfilé la soie de ma vie, ô femmes ! 
                s'il y a eu dans mon roman d'amour quelqu'un de trompeur,
                ce n'est pas moi, quelqu'un de trompé, ce n'est pas vous !

                Ô printemps ! petit oiseau de passage, notre hôte d'une 
                saison qui chante mélancoliquement dans le coeur du poète
                et dans la ramée du chêne !

                Encore un printemps, - encore un rayon du soleil de mai 
                au front du jeune poète, parmi le monde, au front du 
                vieux chêne, parmi les bois!

 

 

PRIMAVERA ANCORA

Ancora rigiro prora della primavera – ancora sgoccia rugiada stilla nu’ poco assai dentro meo bicchier amaru e ne trabocca lacrima.

O juvuneza mia breza tue gioie se sonno a ghiaccià sotto i baci slinguati dell'epoca e i dolori sopravvivono al tempo afissiato e smusato contro il loro seno.

E voi ahinoi perché poi? avete sfilacciato della mia vita la seta; o donne o gonne se qualche ingannator ci fu (io o tu Accio) nel mio romanzo d’amore scolato nelle ore non son io - né lui doppio o triplo - fu questio de cor non di pipo; e se qualche ingannata c’è non siete voi bellezze quasi spente nel tempo lungo (ho sessanta anni) davvero! e accussi me state contente.

Primavera con volatile di passo, ospite d’una stagione che ricami (canti disegni teatralizzi in vocalizzi) con fantasia misto malinconia nel cuore del poeta (che non sono) appresso fogliame della quercia cui somiglio!

Ancora una primavera, ancora uno spaghetto del sole di maggio sulle rughe del poeta rimasto giovane (imbalsamato? già morto? liftato dal transmoderno?) tra gente senza età del web, sulla corteccia della quercia antica, nel bosco selvatico mia patria.

Parigi 11 maggio 1836 e 23 maggio 2015

 

 

CDS: "Macchia volante sul maggio tonalità andante" - 24. V.2015

 

 

Claudio Di Scalzo

L''IMPORTANZA DELLA MACCHIA

MA VEDI TÉ)

 

Intento a trans-tradurre transautobiografando “Ancora primavera” di Aloysius Bertrand, da "Gaspard de la Nuit" (per il “Francese Festival Poetico” che si tiene sull’Olandese Volante) sul tavolo c’è, stamani, la preziosissima edizione, in carta di riso, del 1963 (le seguenti per il bibliofilo han poca importanza), di Cino del Duca Editore, con i disegni ispiranti il poeta di Rembrandt e Callot. E siccome contemporaneamente sto disegnando un ritrattino di Bertrand (e ascoltando il Gaspard de la nuit di Ravel, ah, la multisciplinarietà da festival qui sulla tolda stà) urto il boccetto della china che si rovescia sulle prime pagine e sulla prefazione del poeta al suo libro, dove riflette sulla poesia fondando il poema in prosa (scriverà Baudelaire che si sentirà suo debitore) ma anche il connubio segno pittorico segno poetico da riversare in una sorta di racconto illustrato (oh se gli son debitore al provinciale geniale di Ceva in Piemonte poi trasferitosi giovanotto a Digione),... e intanto la china scorre e macchia e annera.  

Mi prende uno sconquasso di nervoso!... poi asciutto l’asciugabile con panno e moccoli al seguito, sentendo che il fantasma di Duchamp mi batte sulla spalla comprensivo, capisco che questa macchia è da benedire. Completa la copia in mio possesso, acquistata a fine anni sessanta, firmandola; completa la traduzione, mi lega vieppiù ai maestri in una maniera estetica adatta. Vediamo perché. Intanto nella pagina seguente che ne porta traccia c’è la dedica di Bertrand a Victor Hugo. E lo scrittore e poeta era anche pittore di suggestive tavole dove usava, accipicchia!, macchie d’inchiostro  e china versate casualmente su carta. Oppure secondate nei loro ghirigori, tanto da ricavarne immagini simil-oniriche, fantasmatiche, goticamente evocative. Guardo attentamente la macchia che ho causato e s’intravede un'onda avvolgente, in essa una specie di volatile , o è un pipistrello, ma potrebbe essere un naufrago, oppure un saltimbanco, sia come sia la "vista" surrealisteggiante, sulla mia primavera, tradotta, la macchia ci sta cantante. E potrebbe anche cantare tipo sabbia tempo alla Hans Hartung. Sia benedetta dunque la boccetta rovesciata di china mia che poesia rivelata porta firmata.