:: Jules Laforgue: Clair de lune. Traduzione Claudio Di Scalzo |
CDS: "Laforgue ingioiellato dalla luna" - 12.IV.2015 (particolare)
Jules Laforgue (1860-1887)
CLAIR DE LUNE Penser qu'on vivra jamais dans cet astre,
CHIARO DI LUNA Concludere che nessuno giammai vivrà su quell'astro talvolta mi batte colpo all'epigastro.
Ah, tutto per te, Luna, quando incedi nell'agostana sera varcando il fantasmagorico silenzio.
E quando disalberata schizzi al largo per scuri frangenti nuvolosi.
Oh! arrampicarmi, e perdutamente bere alla fonte del tuo beato battesimo.
Astro ciecato, fatale faretto di migratori voli per Icari gementi.
Occhio sterilizzato come il suicidio, noi siamo il congresso degli sfiatati, e tu presiedi.
Crano lustro, schernisci la calvizia delle nostre burocrazie incurabili;
o pillola delle letargie conclusive, trasfonditi nei nostri solidi encefali.
O Diana dalla clamide doricissima, lievita l'Amore, prendi la faretra e sulla terra
sforacchia i cuori di buona volontà con punta che inoculi l'essere aptero.
Astro candeggiato da portentosi diluvi, qualche tuo vergineo raggio febbricitante
si svirgoli, stasera, a inondare le mie coperte, in lui mi laverò le mani dalla vita!
Traduzione di Claudio Di Scalzo 1980 - a Karoline Knabberchen
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