:: Fabio Nardi: Autoritratto con sembianza di schiuma a Bocca di Serchio. Da TELLUS 30. 2010, I-II


ONDE a Bocca di Serchio - Foto Fabio Nardi, senza data. 1




Fabio Nardi

AUTORITRATTO CON SEMBIANZA DI SCHIUMA A BOCCA DI SERCHIO

DALL'ANNUARIO TELLUS 30 - 2010


I

 

Immaginai, per consolarmi, che quelle fotografie fossero autoritratti e come tali presi a collezionarli. Quando, trovando coraggio, almeno in agosto, ci passo davanti, tenute insieme con spilli nella camera oscura dismessa, ricordo la mia fidanzata; tutto si confonde in uno sfarfallio ciarliero dispoticamente muto; mentre Fabio Nardi è proprio un nonnulla; orfano di scatti ed eventi fuori da lui. Senza amore per sempre perché ama una morta.
Dopo la scomparsa per scelto gorgo di Karoline Knabberchen abbandonai il mestiere di fotografo. La foto ha continuato a coinvolgermi come suggestione diaristica, sono diventato didascalia monologante su immagini scattate a caso, oppure sopravvissute al falò che ne fece Gerda Zweifel, a Guarda in Engadina, nel dicembre 1984; fissato su particolari da nulla, appiccicati alla mia psiche disturbata; inghiottito da immagini banali in stolta sequenza; e in queste indifferenti aggiunte ai sensi: sorta d’isterismo (m’apparentavo, ciò volevo?, a quello di KK) realizzavo il mio occhio lacerato.



 

ONDE A BOCCA DI SERCHIO - Foto Fabio Nardi, senza data. 2



 
2
 
Scattai questa foto a Bocca di Serchio. Eravamo in barca Karoline ed io - entusiasti del sole di luglio, delle nostre risate, dell’abbronzatura sugli zigomi - e ci sentivamo come si sente ogni volatile di pianura raggiungendo il vasto ròmorio del mare.
Quando ho deciso che la schiuma diventasse il mio autoritratto ho stimato che il contatto originario con l’amore fosse in me inconsumabile, che potevo diventare del tutto liquido, sfiorare pietre e anche il putrido sulle rive brulicanti insetti immondi. Tutto mi riguardava, ma nel semplice avanti e indietro dell’indifferenza alle norme che formicolano nei gesti degli uomini. Senza più obblighi come invece hanno pesci e animali e umani di riprodursi e generare altre animazioni e sparizioni.
Tengo negli occhi le giornate estive. Osservo l’implacabile andirivieni delle maree con sorvegliato dolore per quanto poi lasciano sulla sabbia.
"Quanto è sopra di me lo sillabo con spruzzi inesausti, però sono passivo sotto al peso del cielo anche se m’invade come pioggia". Questo scrissi e oggi leggo come autoritratto sotto alla fotografia.
Qualcuno ignaro del mio destino, che sia bambino con secchiello o adulto con lenza, m'offre la cognizione del presente per giocare o per spiegarmi la pesca; e io assisto a questo raccordo con l’umano e non ho sogni di rivalsa se non offrendo una cortese duttilità.
Sto in superfice, è vero, e la foto catturò proprio questa terribile evidenza del mio carattere quel giorno, lo so, ma ogni autoritratto contiene la storia dell’uomo che volle riconoscersi in qualcosa fuori da sé, e tanto mi basta, anche se è schiuma di un fotografo che non seppe salvare la donna che amava.
Karoline, sotto di me, a profondità sconosciute, mi ha perdonato, e prima o poi risalirà per adagiare sopra la risacca i suoi lunghi capelli. Allora, quanto di me è schiuma svaporerà con lei, e avremo un’altra destinazione che nessuna foto potrà mai catturare né ritrarre.


 


(20 agosto 2023 - 39° della morte di Karoline Knabberchen: Guarda Engadina Svizzera 10 aprile 1959 - 20 agosto 1984 Isola di Austvågøy Lofoten Norvegia) - Sara legge a voce alta. Mi dice che le dà il medesimo coinvolgimento di un Adagio di Mahler. Non dico niente. Esco sul terrazzo del cascinale. Sono felice per Karoline Knabberchen per Fabio Nardi. Per Claudio e Sara. In questo caso scrivere con accanto una fotografia scattata decenni addietro è servito a qualcosa. La nostra intesa di coppie.