:: Di Scalzo o Nardi: Karoline Knabberchen nel sogno ottobrino con Grünewald

CDS: "Karoline Knabberchen e Fabio Nardi nel sogno domenicale ottobrino" 

9 X 2016 - 40 x 50 - tecnica mista su carta con collage. Il Cristo di Grünewald

 

 

 

Claudio Di Scalzo o Fabio Nardi

KAROLINE KNABBERCHEN NEL SOGNO DELLA DOMENICA OTTOBRINA

Stanotte ho sognato Karoline Knabberchen. E quando appare in autunno segna che sono in pericolo o lo è chi amo, o che rischio di perdermi. Se non intendo quanto nell’enigma del sogno mi consegna. In questi decenni della sua assenza ho affinato una tecnica che transitando l’INCUBA  (chiamo così questi appuntamenti non perché sono angoscianti in genere non lo sono ma perché “incubano” qualcosa per me: un telegrafo d’ombre che a volte trasmetto da sveglio a dei disegni) cerca di catturare le parole non lo spazio del sogno. Di ricordare parole. Perché KK m’affida la Parola. Soltanto se sta muta devo capire lo spazio gli oggetti la simbologia contorta del sogno.

 

 

 

TRASCRIZIONE

Prima bisogna capire la realtà, Fabio mio. Se vogliamo proporla come Simbolo. Metafisica. Religione. Scegli tu. Soprattutto sulla realtà dell’amore. Che viviamo. 

Prima bisogna capire come amiamo, cosa ci aspettiamo dall’amore: se vogliamo l’amore stesso preservarlo dallo scadimento; per poi affidarlo a un personaggio che lo custodisca. Bisogna trovare la maniera!, ricordalo, anche se costa quanto un Golgota. Io ci ho provato, ricordalo,  e non ci sono riuscita. Ricordalo. Ci sono riuscita da morta soltanto. Serve a qualcosa? E tu, credi non lo sappia!, ci hai modellato la tua vita. Ricordalo, ricordatelo tu e Rina Rètis. Rina ammalata che carezzo come una sorella. Da qui.  

Da sveglio rifletto sulle parole che Karoline Knabberchen m’ha affidato e, per certo, io vi ho dato un senso con la mia scrittura e parola. Perché trascrivere le parole di una morta è come completare un mosaico con parti perdute affidandoci a quanto dell’alfabeto della persona persa ricordiamo.

Mi sono svegliato prima che Karoline Knabberchen completasse il suo ABC. In genere s’affida al numero tre. Lei che ho eletto a mia Beatrice e Cristofora  svizzera prosegue il legame con quanto è trinitario. Allora ho pensato che probabilmente mi avrebbe consigliato, ancora una volta che bisogna ignorare qual è il rapporto tra autore e personaggio quando si scrive d’amore. Per la persona che amore riceve. Altrimenti l’estetica che abbiamo idea di sviluppare non si manifesta in noi. Rassicurato dal fatto che la distinzione ormai sessantenne ancora non la conosco, mi sono riaddormentato, posando il foglietto sul comodino.