:: Claudio Di Scalzo: Bosco nel bianco dicembre

 

CDS: "Acque del bosco che tacque" - Sils-Maria, Engadina - 1981

 

 

 

Claudio Di Scalzo

BOSCO NEL BIANCO DICEMBRE


Confine che crei il corpo

coi ritagli del tempo ispirato

dalla teologia d’Agostino e dal castagno

(nella capacità di rigenerarsi dalla ceppaia)

fammi abitare linea e punto

indifferente verso ogni arte spirituale

che in sé tiene velo del bene

sostanza ombra del male.


La nebbia invernale assiste la fotografia nella mente

con valido consiglio. Se l’acqua traspare sai perché la neve

si mostra di colore bianco? Questo non colore nella natura si crea dalla sovrapposizione di varie lunghezze della luce, ciascuna determina un colore diverso. I colori dell’iride. Il bianco non è un colore della neve ma della sua struttura cristallina. Mi vuoi come assistente in Engadina? Se dici sì alla tua Karoline ti mostrerò come il cespuglio di sambuco mai cerchi in sé l’alibi per negarsi al peso della neve. C’è molta teologia nel bosco ove ti porto in inverno. Il ramo piegato vive l’imperativo di far primavera perché sa d’esistere nel gioco a nascondino con Dio che gli propone una morte anonima. Che nessuna foto d’arte o dipinto può riscattare: anzi può perdere il ramo. Ricordatelo quando fissi la mia presa sul reale che assieme viviamo. Se dovessi morire l’energia che m’agita, anche la malattia ne è parte, urta il peso cercato necessario alla mia salvezza (della rinascita niente so, più smarrita del sambuco che maggio conoscerà) senza cercare spiegazioni. È la struttura del mio essere ad apparire così come è. Se di questa debolezza, che l’estetica potrebbe definire in rima bellezza, non terrai conto! quanto inventi o scrivi, sarà inutile per te e per la Karoline Knabberchen che un lungo viaggio, non sgomentarti, da sola l’attende. Il ritaglio di tempo del Cristo per me - immagino rimandi a singola goccia trasparente del Giordano - vale l’eternità. Il colore che assumerò non lo conosco: ma saranno tanti e tu, un giorno, me li descriverai ricordando - vinta ogni angoscia e abbaglio - quanto vivemmo nei luoghi abitati per poche ore. Ti amo Fabio, e ti voglio tanto bene, perdonami se in questo agosto 1983, scrivo dell’inverno, e non sono d’allegra compagnia, ma so che anche tu hai necessità di conoscere il gelo e i suoi colori nel bosco invernale d’agosto. Per non scordare la culla dell’otto dicembre. C’era la stessa neve che pesa sul sambuco, lo sai, a imporne l’oscillazione.

 

CDS: "Lago Maloja purezza in salamoia" - 1981


 

dal “Canzoniere di Karoline Knabberchen” - 20 agosto 2015