:: Karoline Knabberchen: Mappa che mi “spersona” sperde. “Filosofia da baita”


Karoline Knabberchen
Guarda, Engadina, 10 aprile 1959 - Lofoten Austvågøy Norvegia
Foto Fabio Nardi, 1979


 


 

Karoline Knabberchen

MAPPA CHE MI “SPERSONA” SPERDE

Filosofia da Baita

 

Se conoscete un’altra nozione di “persona” oltre a quella elaborata da Mounier e dal Personalismo non avete che da farvi avanti. In ogni caso Mounier comincia zoppicante perché rifiuta di definirla concettualmente questa nozione; ne offre, in prima istanza, una suggestione mistica: la persona è la “protesta del mistero”. Ma è chiaro che non basta. Sicché fingendo di dar voce alla protesta del mistero Mounier finisce per disegnare, alla maniera di Heidegger, che di zoppicamenti non sapeva che farsene tantomeno sui sentieri boschivi, l’intera struttura ontologica della persona. Essa è realtà incarnata, essa è capacità di trascendere se stessa per andare verso il fondo del proprio mistero, essa è tensione comunitaria.

Mounier ricorda che persona significa ciò che in greco significa la parola Prosopon, ossia Volto. La persona è cioè il Volto.

 

MAPPA DALLA FRONTE ALLA BOCCA

 

Volto come riassunto ai colpi di coda dei giorni vissuti. Tormentato ritmo degli occhi devoti alle lacrime. Scopro il velame della pioggia sul cancello. Prendono le labbra l’atteggiamento dell’impassibilità verso la possibile catastrofe di un’insonnia passata sui versi di Giobbe.