:: Accio - Sara Cardellino: Olandese Volante disalberato? - Post Scriptum su di me che gna fà





 

Accio - Sara Cardellino

OLANDESE VOLANTE DISALBERATO?

Nel 2010 e nel 2011, fino ad un 30 novembre, alla villa La Malcontenta sul Brenta, dagli esiti drammatici, non ero l’Olandese che poi sarei diventato e che sono oggi nell’annunciare il possibile disalberamento del veliero e la sua fine.

Ero un calco sventurato d’avventura dell’eroe wagneriano. Con le sue varianti adatte alla mia biografia. E tra queste c’era la vocazione a trasformare la navigazione in un veliero cristiano come suggeriva il compositore tedesco. E come forse imponeva la mia cultura cristiana e anarchica.

La donna che, in queste ultime pagine dell’Olandese Volante, porta il nome di Sara Cardellino, che sul veliero avrebbe dovuto con me, col nome di Sara Esserino, condividerne la rotta, cinque anni  e cinque mesi fa, mi disse che la realtà virtuale unita alla vicenda amorosa declinata nell’estetica, mi avrebbe portato alla rovina e alla catastrofe. Oltre ogni mia illusoria e fantasiosa invenzione artistica. Che pure secondo lei possedevo come nessun altro marinaio.

L’amore va vissuto nel reale e custodito nella coppia e non raccontato e rivelato con l’estetica in ogni virtualità. Verrà un momento che avrai con te la finzione e non il reale dell’amore. Soffrirai in modo indicibile perché conoscendoti a te della letteratura e dell’arte che non viva l’amore reale niente ti importa. Ma sarà proprio tutta la virtualità, anche stupenda, la finzione artistica che realizzerai, ad allontanarti dalla felicità che avresti potuto vivere, facilmente, smettendo di navigare dopo l’insabbiamento di altre navi on line da te guidate...  è il nostro dramma: frutto dell’intreccio vita e letteratura da te ideato con la mia insensata complicità”.


 

                                                                                                    



 

Aveva ragione lei. L’avventura in tutti questi anni dell’Olandese Volante, nel 2012/2016 è stato il più gigantesco spreco nei segni - che rimandano a reali soggetti che pur’essi sprecano inutilmente i sentimenti - che mai si sia visto o letto.

Un’immensa opera immensamente inutile e fallita. Vita fallita. La sua sfolgorante miseria (che al botteghino dell’estetica si potrebbe tradurre con decine di libri e mostre anche di possibile successo), quanto in essa è colpa e addirittura fallace presenza demoniaca nel suo ingannevole immenso dilatarsi in parole e disegni e immagini, è giusto, probabilmente, s’inabissi e scompaia.

(Attualmente sull'OV rimane solo la prima pagina e alcuni testi nella Barra Rossa. Il migliaio di scritti nei vari generi  e immagini e tanti personaggi del Romanzo Transmoderno sono in stage. NdC)

Il marinaio, o Olandese, che fui, in questi giorni e mesi lo si può trovare in Via del Seminario a Lucca nella Chiesa della Rosa di Gemma Galgani. Ho trovato porto.

Quando non assisto mia madre ammalata passo qui lunghe giornate. Conversando con le suore passioniste. Con parroci in visita alla santa ai quali fornisco le mie conoscenze dopo tante letture ed essendo esperto dei luoghi lucchesi dentro e fuori le Mura a volte li accompagno. Spesso fanno confusione con la prima casa di Gemma in Via del Biscione e quella ultima in Casa Giannini davanti alla Chiesa di Santa Maria della Rosa.

Sara Esserino-Cardellino ha avuto ragione non solo sugli esiti della mia vita on line, ma anche ritenendo che “… non esiste un solo tipo di amore, ne esistono diversi, e tutti possono portare gioia e bene. Spero tu lo capisca prima o poi, senza perderti definitivamente”. L’ho inteso in questi ultimi mesi. Me l’ha fatto capire, Sara Cardellino, salvandomi, con la Misericordia consegnatami nella Domenica delle Palme. A Vecchiano.


 


Sara Cardellino - Maggio 2017


                            
 

“Il biglietto che ti ho scritto in risposta alla tua richiesta d’aiuto (clikka: Ringraziamento a Sara Cardellino), Claudio, non poteva bastare. Io volevo guardarti gli occhi abbracciarti stringerti le mani. Capire se ogni letteratura l’avevi messa da parte. Ti ho scoperto uomo nel dolore reale e tutta la poesia che ho conosciuto in te, in tanti scritti e disegni, era condensata nel come pronunciavi il mio nome: “Sara!… ho bisogno d’aiuto!”. (clikka: Sono in pericolo Sara. Hobisogno di te). Hai detto guardandomi, al cancello verde di Vecchiano. “Sono venuta per questo, non sei solo! Non sei più solo!”. A quel punto ci siamo abbracciati sorridendo. E poi abbiamo iniziato a parlare di tua madre che in quei giorni era in ospedale, e ti ho raccontato del mio matrimonio avvenuto due anni dopo la nostra separazione, del volontariato tra i diseredati della mia città e dei tanti concerti gratuiti tenuti per i malati e tra i missionari. Tu mi ascoltavi, sorpreso da questo reale vissuto, non letterario, attento e partecipe, tenendomi le mani. Che struggimento. Che momenti di comunione!

Ti ho confidato che mai ho rimpianto di aver rinunciato ad ogni ulteriore pubblicazione con l’editore che mi aveva messo in catalogo. Mi è bastata la musica, il mio flauto traverso. Sono uscite soltanto una manciata di poesie in una antologia on line spedite molto tempo prima del “dramma nel novembre 2011”. L’editore Transeuropa a cui avevo affidato una raccolta era disposto a pubblicarla ma ricordando quanto tu avevi scelto con Idina Faro (Clikka: Prima viene l'amore non i libri da stampare) ho rinunciato. Le poesie erano dedicate alla nostra vicenda d'amore. Sono stata "alla pari" con te. E solo ora lo sai!
 

Non ho mai provato nostalgia per il mestiere di poetessa. Le poesie le pensavo e non le scrivevo. Poi ho smesso anche di pensarle.

Se dopo la nostra separazione, dopo quanto avevamo pubblicato e scritto assieme, avessi continuato a scrivere poesie ad occuparmi di letteratura, pubblicando, avrei tradito l’amore che insieme avevamo vissuto rendendolo un episodio dell’infinito trasformismo dei letterati peggiore di quello dei politici; se poi l’avessi fatto su di un’altra rivista on line, avrei commesso, per l’etica che possiedo, qualcosa di volgare di squallido che un uomo come te, con la sua storia anarchica e cristiana drammatica, non meritava.

Non meritavi neppure ti abbandonassi nel novembre 2011. E per punirmi ti ho dato in cambio la mia morte come autrice. Tu invece hai scelto di continuare a vivere l’ambiguo rapporto Vita e Arte con le conseguenze che nel gennaio 2017 hanno travolto L’Olandese Volante.  Ma vedendo cosa circola in giro nella melassa-web-culturale è meglio se te ne stai alla larga. Chi la abita sono dei disperati intenti a declamare zuccherose parole senza accorgersi quanto siano rancide. Noi due possiamo vivere l’angoscia, l’abbiamo vissuta, ma essa non è mai superficiale come impone la cultura on line!, essa attiene al tragico al sacro. Ce la siamo scambiata, anche di recente, guardandoci negli occhi! E per questo confidiamo di salvarci. Perché sappiamo vivere la rinuncia il sacrificio di sé la Croce e la perdita. E l’Amore, ricordalo, nelle sue diverse incarnazioni.

Poi perdona. Usa Misericordia. Togli dall’Olandese Volante i testi più dissacranti e umoristici sulla cultura on line odierna. A quanto ho letto con ben altra, e adatta, fattura usi i vari generi come critica della cultura, dagli anni settanta ad oggi, nel romanzo “Destini Fragili” che mi hai fatto leggere. Ciò ti basti. Misericordia e comprensione. Sguardo dalla Croce sui vizi che vedi. Che riguardarono anche te! Perdona! Che sia il libero arbitrio nelle vicende degli altri a decidere per loro. Nella Cappella degli Scrovegni dove un giorno tornerai con me pregheremo assieme perché noi due si possa sempre vivere il più possibile le virtù cristiane.

Tua Sara Cardellino

 

Post scriptum di me “Gna Fà”. Mi permetto, caro Giasone, giusto in un post scriptum, un ricordino caustico
che vale come severo perdono!

Una tua conoscenza, pubblicava sull’Olandese Volante, e credo fosse il 2012, scrisse una volta, riferendosi a me, a come scrivevo poesie, con espressione napoletana, che ero una che: “Gna fà”. Una insomma che “non ce la faceva”, a poetare, anche se si impegnava tanto!, una mediocre. Non so, non spetta a me, non m’interessa fra l’altro saperlo, se quanto scrissi era dozzinale, però, caro Giasone, se avrai modo di rincontrarla, questa Glauce tanto sicura di sé, da esprimersi così per compiacerti (temo sia il suo modus operandi in affari sentimental-letterari), dille che Medea T. Vir, oggi, ha scoperto, scorrendo le sue frequentazioni poetiche attuali che tra i suoi sodali ci sono tanti “Gna fà”; e che con quanto scrive, adesso, passando dalla Corsara Tortuga ad un farsesco Escorial, forse anche lei “Gna fà”! con l’aggravante d’essere capitata in un gigantesco e raffazzonato “Gna fànno!