:: Luigia Zamorano: La mia fuga per te Esploratore.


Luigia Zamorano strisciata dal sole nel giugno 2009
due anni dopo avrebbe raggiunto l'Antartide
Foto cds

 

clikka sulla serie

Luigia Zamorano Marzo 2021



 

Luigia Zamorano

LA MIA FUGA PER TE ESPLORATORE

 

 

1

Per decreto temperatura

mai sopra lo zero

assegnata all’inestimabile impronta

at the first sign o trouble

punge qui vigilia virgola

che ascolta in me curve succhiate

alla visione cosmologica della musica

d’inciampo kepleriano - - -

 

La fuga in Antartide. Nel freddo perenne legame col Bach delle fughe ove luce redime in scaglie l’occhio protetto del suono.

Fuga da te Esploratore.

Fuga dalla recita strumentale sul palco dell’interprete che fui.

L’ambiente temperato italiano europeo è come un casino di troie e magnaccia. Fuga vestita nella sospettosità paranoide verso il mondo ove crebbi. Bordello. Coi miei genitori amministranti giovine corpo postura suono di me riversato nello strumento appagamento. Protesi. Godimento.

Per chi vuole scomparire a sé stessa l’Antartide è luogo concreto. Torni feto. I suoni sono tutti esterni tu li balbetti boccuccia placenta. Qui son contenta!

La musica che mi abitò assume forma della Fuga. Da te. Da me. Di soppiatto rotolo buffa pinguino verso l’acqua al posto della vita che vissi nella vita altrui. La tua. Quella degli ascoltatori in platea.

Pago con gelata sui nervi l’incapacità a lottare fino alla vittoria con la forma. Interprete sformata. Non possiedo come te Esploratore risorsa dialettica nelle ballate canzonature danze popolari dell’io nei tanti altri. Destino d’aristocratica con stigmate buffe della bellezza erotica sul culo perfetto posato sulla sedia dura davanti al leggio duro per suono puro. Cerchi Esploratore il suono in me o il culo esposto reso rotondo dal costume che mi tolgo?

 

2

Musica regno dell’educazione sentimentale

come preghiera inginocchia l’incoscienza.

L’apertura dello Stretto di Drake milioni di anni fa

accoglie il corpo sensista di Luigia oggi nello stato

emotivo della pinguina stordita da Bach iceberg.

 

Il suono del flauto traverso smise di darmi senso dritto percepente l’universo insieme suoni decifrabili. La parola d’amore da te ricevuta mi smarriva cucciola buttata dalla strada dritta oltre il guardreil nel bosco. Fuga in Antardide per dirittura morale. Per trovare gerarchie accordali assieme al sentimento d’amore spezzato. Come unghie di cagnolina raspanti felci cortecce sconosciute. Meglio il ghiaccio. Meglio tu lontano. Esploratore dannato. Lontano dal mio corpo che intatto non lo era più.

 

3

Compleanno nell’immedicabile congedo

dal respiro nella Wrigt Valley. Terra Vittoria

labirinto di gole proprio come madre senza figlio.

 

La semplicità del ghiaccio è regale. Qui ogni nota corrisponde al riflesso nel gelo solido puro. Il cromatismo non ammette dissonanza. Sono assonanza col luogo. Dissonante ero nella città nel teatro nella casa nel letto con te che volevi montarmi vergine.

Nata nel tempo non mio ignorasti che deflorandomi mi toglievi la più eletta partitura nel suono di me stessa a misura di Dio.

La Fuga mi fa tornare materia intatta in Antartide. Vinco il desiderio di darmi a te Esploratore incauto e vorace. Materialista verso la purezza astratta da rendere terrena. Come lo scultore scalpellando marmo mi desti la forma che volevi. Quanto toglievi era forma che traviavi. Sommità dopo i genitori i maestri i direttori.

Semplice traviare la musicista indifesa che ero! Non ti passò nei nervi nei pensieri nell’elevazione del membro che dovevi darmi consonanza nel tumulto tuo col mio. Saresti dovuto diventare musicista. Imparare la mia grammatica. Conoscere il Dio che mi abitava nell’incessante costruzione del suono. Che reggeva pure i seni turgidi il fondoschiena piegato come cucciola smarrita nel bosco oltre il guardrail.

 

4

Il ghiaccio che abbraccio

Il ghiaccio che tocco

nel valore medio annuo

della radiazione solare

mi specchia nel commiato

più esatto da quanto suonai.
 

La musica in Antartide nella Terra di Ross torna a modellare il tempo interiore che odo in me ancor prima di nascere poi nata poi bimba poi giovinetta poi donna vergine.

Contemplo l’esistenza di me nel bianco accecante fulgore nel buio dei mesi come partitura non scritta che però tutto mi dice prima di scriverla eseguirla piangerci per la perfezione della Fuga.

Non ho bisogno di te Esploratore. So che mi cerchi che tenti di raggiungermi. Se mai accadrà non posso deciderlo io né tu. Quando il mio flauto traverso ancora si farà suonare lo saprai. Lui ci userà me e te. Come gli idealisti pensano che la letteratura usi i poeti senza che se ne accorgano. Io Luigia Zamorano voglio accorgermene. Vincerò su te che mi sverginasti su me stessa che cedette sull’idea di poesia che mi traviò.

In quell’attimo, se accadrà, tornerò forma corporea metafora dell’avventura che mi fu concesso e imposto di vivere: nell’amore per te Esploratore che provai che provo che proverò. Perché il mio sentimento per te è eterno come la terra coperta dai ghiacci di questo continente.

La vita reale tornerà a noi due amanti. Non subiremo più alcun dominio. I nostri corpi non suggeriranno diritti sull’essere che si fece seme labbra braccia nella placenta. Io Luigia in Antartide Tu che cerchi di raggiungermi riprendermi torneremo nella forma di spazio e tempo a cui fummo destinati. Forma da me smarrita diventando musicista perdendo la verginità senza generare figlio figlia in cambio esibendomi in concerti con stoltezza di madre del suono evocato; forma da te smarrita giocando nel mondo col tuo corpo estetico in un mondo di giochi balocchi che ti ha depravato. Condannandoti a cercarmi chissà per quanto ancora.

 

5

A notte quando mi respiravi accanto

piangevo sull’unghie con cui mi ferivo i seni.

Ti sei mai accorto ov’ero maculata ferita?

Quanto tacevo nella tua distrazione

vanente apostrofo nuda luce dallo stoino

fu prostituzione del lacerato suono.

Il ghiacciaio Rudolf me lo ricorda

il fiume Onyx spazzato da inesausti venti

lo rimodula in sonata udibile al piacere.

Te lo farò ascoltare Esploratore

se giacerò ancora con te accanto:

io dormendo lieta tu sveglio ferito.

 

Il ghiaccio dell’Antartide è il TEMA sul dilaniamento delle nostre due vite intrecciate oggi separate. Dobbiamo svilupparlo nei canoni a noi adatti stando lontani. Raddoppiando dimezzando stracciando. Il tuo Tema quando si accosterà al mio sarà universo intero racchiuso nel tuo sesso ancora in me: ci libereremo delle rispettive schiavitù. Come primavera scaccia l’inverno più terribile. Lascerò i ghiacci tornerò nella città che sceglieremo: Pisa o Venezia.

E sappi che questa è la mia Offerta Musicale. Che ci salverà. Entrambi.

 


Luigia Zamorano profilo incatenato
foto cds 2021




 

NOTA

CHI È LUIGIA ZAMORANO

Luigia Zamorano donna misteriosa prigioniera nell’Antartide, preda di una altrettanto misterica malattia, attende, spesso fugge, l’arrivo dell’Esploratore. Il delicato, e fantasmatico, personaggio creato da Claudio Di Scalzo, nel 2010 (prima-durante-dopo la separazione di Accio e Sara durata 5 anni e 5 mesi), appare on line su L’Olandese Volante Transmoderno con capitoli di prosa visualpoetica. Amore sotto zero, algida tenebrosa follia, avventura oscillante temperatura, nei ghiacci eterni. Evocati viaggi e vicende al Polo Sud di coraggiosi esploratori nell'Ottocento primo Novecento, con narrazione fotografica in ritrattistica pitturata fumettata paesaggio poesia visiva. "L'Antartide di Luigia Zamorano" è un Visual Poem riversato in vari generi estetici.