:: Karoline Knabberchen: Il Dio teista e il Dio dei greci. Erbario Cristologico Minimo con Iris. 8


Karoline Knabberchen (1959-1984) contadinella in Engadina - Foto Fabio Nardi




Karoline Knabberchen

ERBARIO CRISTOLOGICO MINIMO CON IRIS

IL DIO TEISTA E IL DIO DEI GRECI

1979




Scopro, leggendo con Sara Cardellino alcune pagine dell’Erbario Cristologico Minimo, che Karoline Knabberchen si era posta domande sulla differenza, sostanziale, nel rapporto tra il Dio teistico ebraico cristiano e la concezione greca degli Dei, fino a considerare quanto ciò influisca su chi scriva poemi neo-mitologici. Tenera Ranocchietta saltellante, Knabberchen, elvetica d’Engadina, a 20 anni cos’eri capace di scrivere e argomentare! Io e Sara Cardellino siamo stupefatti e commossi.


 


Fabio Nardi
 "Karoline Knabberchen apprendista teologa sorride
dopo aver scritto nell'Erbario Cristologico Minimo
qualche irriverenza verso i dediti al Mito greco in poesia" 


 

8

I devoti alla mitologia greca reiventata pure come poesia sempiterna evitano di riflettere sul rapporto tra il Dio del teismo ebraico cristiano e la concezione religiosa greca in ciò rivelando debolezza concettuale somigliante alla crepa nel finto marmo esiziale a forma e contenuto. Gli dei “usati” da chi scrive in poesia come le figurine Panini di calcio (Fabio ne ha una collezione) per interminabili partite col sublime eroico o tragico (ottenendo involontari effetti parodici che i veri greci antichi già sbeffeggiavano nella commedia) hanno muscoli scattanti e parola sveglia lirica epperò mai, appaiono, come rappresentanti di una religione dove Dio, gli dei molteplici che per esso fan mazzo suggestivo, viene ritenuto assoluto impersonale statico, irrelato, irrelati al mondo. Mentre nell’ebraismo nel cristianesimo Dio viene considerato soggettivamente come un essere personale e dinamico. Il Dio della Bibbia con la sua onniscienza onnipotenza immutabilità attualità riguarda il rapporto personale del credente con Dio. Non è uguale per tutti

L’eccesso di devozione laica o atea verso la religione greca rivela l’approdo a banalità sincretiste che al massimo conducono a qualche setta. Ed infatti i poeti neoclassici in eterno col mito dell’Ellade sull’imbracadero questo sono. Oppure ad un turismo, sempre poeticissimo, verso i lidi greci cantati come circolassero ancora Saffo o Euripide o Sofocle e non una feroce divisione del lavoro anche intellettuale.

Il credente ebreo o cristiano ha come scrittura di primo livello i libri sacri. Acclarato ciò, dopo, quanto scrivono santi papi teologi è sempre di secondo livello. Anche la poesia e l’estetica lo è rispetto, per me, alla Parola del Vangelo e del Dio Gesù uomo. Non è questo che afferma Kierkegaard quando scrive di letteratura di arte?

Per me teista cristiana che vive il rapporto personale con Dio, via da ogni dondolìò mitologico come religione – però del mito greco studio la funzione nell’estetica occidentale nella cultura medievale – anche perché di Hölderlin ce n’è stato uno e difficilmente riapparirà qualcuno in poesia a lui uguale che non sia poeta regionale e tanti poeti greci del primo ‘900 sono regionali, serve tenere l’Iris. Il fiore dà espressione concettuale alla mia fede, perché la fides sempre in qualche maniera diventi immagine viatico per i diversi gradi di concettualizzazione teologica che portano a Dio.

Iris pianta robusta perenne rizoma

Percezione fedele nell’l’incipiente inverno

Trova riparo nel rintocco tra un seno e l’altro

Ove rinnovo inginocchiata al Dio nascosto

preghiera che altra libertà non vi sia

che rinnovata schiavitù d’amore profumo

sovra foglie forma lama di spada. Trafitta.



.... CONTINUA