:: Sara Cardellino: All'Immacolato Accio Suono Parola Fiato sia dato


Sara Cardellino bei capelli come madrigali - Foto Accio - Senza data






Sara Cardellino

 ALL’IMMACOLATO

ACCIO SUONO PAROLA FIATO SIA DATO

Otto Frammenti

(Otto Dicembre 2022)

 

 

 

1

CHOPIN

Parto, per l’8 dicembre nascita dell’Immacolato Accio, dall’impetuoso ribollire di arpeggi dell’op 10 n. 1 di Chopin (compreso nei ventiquattro studi dell’op 10 e 25) perché ti raggiunga, sciolto in essi, il mio veemente (al Sagittario da parte dell’Aquario) abbraccio d’amante-sposa che studio dopo studio in coppia, assieme e separati e ancora assieme, sa come, con la storia della musica, interpretare la nostra storia d’amore. Tutto l’anno, fra l’altro, e non solo l’Otto. Perché il Bambino sulla Sedia e quello che correva matto e disperato sull’argine e l’uomo che va verso i settanta anni abbia, quest’anno 69 essendo nato di sette mesi, la mia assoluta complicità inventiva.

 

2

MAYERBEER/LISZT

Per la coppia, Claudio e Sara, Accio e Cardellino, valga il GRAN DUO DE CONCERT su temi di Robert le Diable. Un’opera dalle fattezze grandiose (anche la tua opera nascosta, tanto più quella per me e Karoline Knabberchen lo è: grandiosa) e le tue fattezze, Bambino e Uomo nel grigio autunnale d’anni, sono, sì lo scrivo, un po’ diaboliche; adatto è, pertanto, il Gran Duo con le sue sfumature gotiche e ombre di dannazione che a firma di Mayerbeer spopolò nella Parigi degli anni Trenta. Suo temi dell’opera si cimentarono in acrobatiche variazioni sia Chopin che Lizst. Sicuramente quest’ultimo avrà fatto meglio, ovviamente non esistono registrazioni, perché di per sé “diabolico” e perché, stando ai testimoni del tempo, dal pianoforte rispettava, e metteva a pari, il ruolo del violoncello. Anch’esso determinante per la bellezza dell’insieme. Chopin privilegiava il suo pianoforte. ché se tu, Claudio, nel Duo sei il pianoforte, io violoncello sto nello stesso carisma sonoro e umano, e seppur si duelli, la regola è vincere o perdere assieme.

 

3

BEETHOVEN/SCHUBERT

Impariamo qualcosa dall’accostamento del “Quartetto in Fa Minore “Serioso” di Beethoven a quello in sol maggiore di Schubert.

Il “Serioso è estremamente sintetico di contro all’impianto sinfonico voluto da Schubert, il primo movimento dura di più dell’intero Quartetto di Beethoven).

Il Quartetto in sol maggiore porta la data del 26 marzo 1828 che era il giorno del primo anniversario della morte del compositore tedesco. Del Titano

Sappiamo della dedizione di Schubert, immensa, per il Beethoven. Non sorprenda dunque la vastità del suo Quartetto fino a renderlo uno dei capolavori in assoluto della letteratura cameristica di tutti i tempi.

Se il quartetto in Fa minore nella sua sintetica nervosità adombra ogni possibile sviluppo futuro,… la romantica fantasia di Schubert realizza altro, di nuovo. Non è questo il compito di chi aggiunge nuove forme e sviluppi ad un genere? Che poi Schubert mai abbia goduto di alcuna fama, s enon fra gli intimi, rispetto a Beethoven per me è strufggente.

Tutto questo mio annotare, Claudio, è perché in te, con me, coppia, penso, che abbiamo sviluppato, ingrandito, qualcosa che poteva anche rimanere sintetico: ma il reale el’irreale della fantasia con i personaggi ha deciso diversamente.

Siamo come L’Allegro schubertiano che ha gran vigoria, cioè di rivela, se vengono evidenziate le innervature delle prpgressioni attraverso pizzicati ben rilevati, cioè nel vibrato impiegato in chiave progressiva, tremolii e sfumature dinamiche curate dal pianissimo fino al forte più drammatico.

Ecco, il canzoniere, che esiste, tuo con me, nei tempi di assieme e separati e ancora assieme, sara Esserino, Sara Capei Corti, sara cardellino è simile a questi due capolavori per sviluppi e rimandi a quanto idearono Beethoven e Schubert. Lo spirito è lo stesso. Se poi sia nache risultato estetico superlativo, non lo sai tu non lo so io. E, in fin dei conti, anoi due non interessa: l’importante rera che dal quartetto del 2009, dai mesi primaverili estivi germinasse altro movimento e sviluppi.

 

4

ADRIANO BANCHIERI

Adatte al tuo procedere nei segni, mi sembrano le “Commedie Armoniche” di Adriano banchieri. Proposta rinascimentale al sorgente desiderio di un teatro in musica. Rimandavano anche scherosamente alla saviezza giovanile e alla follia senile, il che, tu Accio, che hai giocato con le figure della commedia dell’arte, puoi trovarci riflesso della tua figura. Non adombrarti, la musicista saggia oggi fa la maestra. All’alunno stagionato.

Banchieri fa ricorso al modulo dell’istantanea madrigalista: usando la Commedia dell’Arte, e attraverso essa alle forti passioni e imprevedibilità della vita quotidiana. Ti suggerisce qualcosa questo richiamo? Per noi due nel cascinale vecchianese?

Ma qual era la prassi esecutiva delle commedie armoniche di Adriano banchieri?

Curioso scoprirlo.

Esse erano eseguite per il divertimento di signori e dame nelle ville di campagna; in stanze spesso addobbate con tendaggi per frenare i riverberi della luce esterna e per favorire l’intelligibilità del testo.

La scena si limitava a due prospettive, davanti alle quali due attori recitavano a memoria il prologo e il soggetto di ogni brano e, probabile, mimassero la musica. Nascosti dietro le prospettive agivano cantanti e strumentisti. Pochi. Tre e tre. Indica Banchieri. Gli interpreti cantavano “alla bastarda” cioè cambiando timbro ed estensione vocale per mezzo del falsetto. Tre voci maschili tre voci femminili: che in maniera spericolata dovevano seguire i repentini cambi di chiave prescritti da Banchieri.

Tutta questa impresa possa suggerirti che la nostra avventura nei segni, spesso “commedia da armonizzare” con il passato presente possibile futuro, è sì divertente, però anche ardua nei cambi di timbro segnici; e riconoscerlo spero ci allieti in questo fine anno e per l’8 dicembre è un altro mio regalo: caro Arlecchino attore mimo dalla tua Colombina musicista.

 

5

MOZART

Feste di Natale tempo di Santa Messa. Ascoltiamo le messe giovanili di Mozart Missae Breves k 49, 65, 194. La maestria di queste composizioni è innervata da una vorticosa carica di amore per l’esistenza. L’elaborata scrittura contrappuntistica la forte coesione strutturale e la ricchezza espressiva di queste messe sono sorprendenti e rivelano che sacro e gioventù, in Mozart, sono accoppiata perfetta. Quando rileggo certe tue composizioni da ventenne intrise di sacro ereditato dal cattolicesimo nel nuovo sacro, per te, comunista, unito al tuo fervore creativo, penso che “questo” Mozart sia adatto. A riunire il Chierichetto di Don Gino all’adolescente che scrisse il “manuale Cattolico” sul Credo antologizzando poeti e poetesse; a chi per troppo entusiasmo giovanilistico commise pure tanti errori e sbandate. E quelle in estteica sono, so che lo sai, le meno importanti rispetto a quanto ti coinvolse nella reale vita. Queste messe spiegheranno, a te, a me, che quanto avvenuto era qualcosa di difficilmente evitabile: perché siamo in un coro e dialoghiamo con un orchestra e a volte stoniamo. In una prova che dura tutta la vita. Ma accanto c’è Mozart e quanto dedico alla Religione. La nostra.

 

6

È BRUNELLI DEI FIORETTI SPIRITUALI A TE ADATTO SENZA ALI.

Musicista il più adatto a te, Accio, non trovo: questo è un fatto.

Brunelli, rivolgendosi “à cortesi lettori” prefando l’edizione a stampa dei FIORETTI SPIRITUALI nel 1626, rivela ogni sua postura in vita e musica. Anche parecchio alla rinfusa. Il che per Accio mi sembra perfetto. Anche se tu non hai dato sistemazione ad alcunché, per adesso, né di spirituale né di materiale, al kaos che ti prende e t’attornia dei materiali estetici ideati.

Nello scritto brunelliano troviamo un misto tra caustica dialettica toscana, pure tu la possiedi a iosa, interessi compositivi didattici, hai fatto l’insegnante in istituti tecnici con la vocazione di idear nova didattica per il popolo, riflessioni teoriche con linguaggio allusivo e sapienziale di ascendenza alchemica, sull’OV abbiamo quella che chiami teoria obliqua pure allusivamente alchemica in qualche variante d’avanguardia sovversiva che non ha mai prodotto alchemico oro politico da praticare.

Il musicista nacque a Santa Croce sull’Arno nel 1557. Visse in Toscana dopo una parantesi laziale. Ospite del munifico Cosimo II. Tu ti sei costruito da solo il palazzo-web in vari siti, ultimo l’Olandese Volante, rimettendoci più che guadagnandoci alcunché. Se non tornavo io nell’aprile 2017 affondavi pure.

Peròquanto conta, in questo paragone che tento, per te, Accio; è che Brunelli fu figura polimorfa e che affrontò un’ampia gamma di generi musicali, di cui i FIORETTI SPIRITUALI sono sintesi. Sperò pure tu dia sintesi-sistemazione ai generi che hai ideato. E s enon lo farai per me è lo stesso. La tua spiritualità e materialità l’accetto così com’è. Ed è per me istesso bella.

 

7

DOWLAND

Il musicista John Dowland opera a cavallo tra il rigoglioso splendore culturale del Regno di Elisabetta I (1558-1603) e del suo proseguo con Giacomo I Stuart (1603-1625). Sono gli anni di Shakespeare, marlowe, Bacon. E il compositore tra questi grandi può starci perché compose pur’esso capolavori.

Io prediligo le composizioni con liuto perché, secondo me compiutamente, esprime la poetica del Maestro. Più della viola più del consort.

Dowland sceglie la poetica del sussurro, del raccolto, del privato ermetico. Niente è mai esibito nella musica del liutista. Non conta la spettocolarità del suono. Importa la scioltezza minuta dove la difficoltà sis tempera in facilità. Importa che il senso di colloquio intimo che si avverte in questa musica, permanfa appartato e prezioso in chi ascolta.

Ecco, Accio, ti meraviglierai perché tu sei tutto il contrario. Ma Dowland vale PER ME che sta in rapporto dialettico con te. Ed anche questo è un suggerimento che può esseri utile.

 

8

MONTEVERDI

Il “combattimento di Tancredi e Clorinda” è anche la teorizzazione più da tener presente per chi va dalla parola al suono al teatro. Serve pure per chi, secondo me, nel duemila web, procede nei vari generi estetici come tu hai fatto e ancora fai.

All’opera di quest’opera, è il 1624, Monteverdi aveva già sperimentato il teatro inventando i capolavori dell’ORFEO e dell’ARIANNA. Ma i madrigali, attenzione a ciò, Accio, che lo avevano accompagnato da subito nel suo percorso, erano per il musicista mantovano il DIARIO sul quale appuntava il percorso creativo: la fucina sperimentale a cui affidare il nuovo.

Penso che questa situazione tu debba considerarla studiarla trovarci rivelazione anche per quello che hai compiuto. Anche tu parti dal “diario” preso in parola e immagine e con il teatro dei personaggi.

Il “combattimento” è appunto un madrigale: ed il picco di una ricerca cominciata Otto Libri prima, incentrata nel dimostrare che il genere madrigalistico è un microcosmo nel quale si consuma qualcosa di molto vicino alla vita: dolori, amori, delusioni, lealtà. Il Melodramma metterà in scena tutto ciò con uno sforzo organizzativo in più: ma nulla apporterà di musicalmente nuovo a quanto già contenga un madrigale come il “Combattimento”.

Ecco, qui, Accio il mio regalo per te: ritengo che tu quando passi dalla parola all’immagine ai personaggi ai generi più diversi.. apporti qualcosa in più che la parola la scrittura non può poteva contenere.

A dimostrarli il Canzoniere di Karoline Knabberchen e quello per Sara cardellino, ed anche per altre figure femminili, perché c’è il “combattimento” che, rima facile, produce latro fermento.