:: Accio: Nostra Signora Comunista delle Tre Calle. A Sara Cardellino


Accio: Nostra Signora Comunista delle Tre Calle - 2011/2020
Collage olio acrilico tempera china su tela - 40 cm x 70 






Accio

NOSTRA SIGNORA COMUNISTA DELLE TRE CALLE
a Sara Cardellino
 

Il dipinto ha avuto un’evoluzione lenta. Mi accompagna dalla fine 2011. Stando senza titolo. La sua nascita è accidentale e meditata. Sono legato a questa tela: perché se Brancusi affermò “Tutte le mie opere sono databili dall’età di quindici anni”: il mio immaginario è rimasto semplice come quello di un quindicenne. Lo sviluppo di questa tela lo conferma.
 

La separazione di Accio e Sara il 20 novembre 2011 a Villa Malcontenta sul Brenta


Tutto parte da una fotografia del volto di Sara. Dopo la separazione nel novembre 2011 la stampa la misi in soffitta. Tornato nel sottotetto a cercare un lampadario della mi’ nonna Messinella la rividi. Ci era piovuto sopra. Appariva dislavata. Sciolto grigio chiaro scuro. Disegno labbra mento collo zuppati apparivano quasi cancellati. La bocca che mi aveva detto Addio per inaffidabilità esistenziale versata in eccessi estetici utopisti secondo lei, per me adatti al sistema nervoso di rimasto adolescente, non c’era più. Ci aveva pensato l’acqua piovana. Discretamente simbolico. Non posso lasciarmi sfuggire l’occasione. Mi dissi. Ripensando al Santo della ruota di bicicletta esposta. Tutto ruota. Strappata la parte macerata il resto del volto lo incollai sopra la tela. Ricavandoci nel profilo un altro volto un’altra pettinatura. Con posata sopra rosa rossa. Se questo era il volto di Signora Rivoluzione, il fiore simbolo di amore devozione bellezza era adatto. Di più: la rosa simbolo pure del segreto rimandava al mio sentimento custodito in soffitta intimamente. Sperando non ci piovesse ancora sopra. La rosa poi seccò. E allora ce la incollai di plastica. Ma aggiunsi pure materia a olio e ghiaino del viottolo di casa che era scricchiolato sotto le suole di quelli della mia stirpe: padre Lalo anarchico zio Alvaro stalinista zio Lenino totskijsta le zie Lola e Matilde devote a Gramsci una e l’altra a Bordiga. Insomma parecchio comunismo tritato fine. Con vite dal comunismo frantumate.

Intanto capigliatura e lineamenti assumevano qualcosa di bizantino. Del resto, mi chiedevo, occuparsi o fantasticare sulle divisioni tragiche del Comunismo, dandone custodia alla Signora Rivoluzione, termini tra i meno usati ormai, non è un po’ come riflettere su qualche teologia filologicamente ingarbugliata se non incomprensibile?

Mi dispiaceva però che, il mio dispetto, di far evolvere il fantasma del viso amato, devota nel reale a Popper al riformismo, in un uno altrettanto amato evocante Rivoluzione, non sarebbe stato conosciuto dall’interessata.

Invece Sara ha incontrato Nostra Signora Comunista. Nel mese chiusa con me nel cascinale vecchianese, causa pandemia, esplorando le soffitte l’ha visto. Nel semplice lacerto fotografico per tutti non riconoscibile lei poteva capirne la provenienza.

Hai strappato la foto Accio con cattiveria. E ci hai reinventato il dipinto. Non ho strappato un bel niente. C’era piovuto sopra. Lo vedi che interpreti a rovescio il tutto. Incollando quanto rimasto su di una tela ho voluto salvare parte di te. Certo se pensavo che le belle labbra m’avevano abbandonato a Villa Malcontenta in un novembre dove ero più morto dei Morti celebrati in Chiesa, il nervoso mi prendeva. Ma anche te eri morticina. Eh Sara Earnshaw lo eri?

Lo ero Accio Heathcliff. Se proprio vuoi saperlo. Mi ha tenuto in piedi il mio riformismo giudizioso. Popper altro che Lenin! Accetto però la dinamica di questa ispirazione ch’è tua come pochi altri quadri. È il tuo racconto compresi ghiaino e rosa plastificata. Di simili ne usano per le Madonne nelle chiese. Finisci il dipinto se come dici devi ritoccarlo. Poi quando sarò a Venezia mandami la foto che ti dirò cosa aggiungerci. No, adesso non te lo dico, terminalo!

Così ho fatto. Aggiunto un po’ di contorni. Reso più fumettistico il capo. Picchiurellato un po’ di rosso a olio col giusto lino. Essiccazione lenta. Velature. Mestiere.

Scattata la fotografia l’ho spedita a Sara Cardellino.

Il suggerimento è venuto subito.

 




 

Accio, è coinvolgente questa Signora Comunista, stilisticamente, però ci manca il fiore che la completi. La calla. Se vai in giardino ne recidi tre, di quelle accudite dalla Nada, ce le posi sopra, come in un collage, e vedrai l’effetto necessario al tutto: nel bianco giallo verde. Cosa stanno a significare? Perché tre? Sei tu il pittore e l’artista col cervello quindicenne. Io ho il mio pensiero da quarantenne. Ma non voglio influenzare il “bimbo” nel suo immaginario. Fammi conoscere la foto con le calle sul dipinto, che a questo punto può diventare “Nostra Signora Comunista delle Tre Calle” e il resto.

Cara Sara Cardellino, compagna socialista misto popperiana, il quadro è terminato, come attesta la fotografia. Grazie al tuo suggerimento. La calla esprime sentimenti contrastanti per diversi aspetti dell’esistenza. Qui simboleggia candore e purezza rispetto alla vaticinata rivoluzione. La donna così la propone al devoto. Non è responsabile di stravolgimenti o negazioni di essa se quanto nasce puro diviene inautentico per errori e bassezze.

La calla, come la Rivoluzione, ha in sé pure la stravaganza rispetto a quanto è normale e stabilito. Infatti non è propriamente un fiore bensì una foglia, che si deforma. Un po’ come la fotografia del tuo volto che diventa qualcosa d’altro anche più bello perché simbolico. Fiore che rimanda alla passione seduzione all’eros che la rivoluzione, liberante, deve esprimere. Tu Sara sarai anche riformista in politica, però in amore sei rivoluzionaria per passionalità di baci e quanto segue. E così in questo siamo a pari.

La calla viene usata nei matrimoni. Ed il mio con Ella Rivoluzione lo è stato lo è. Mi son mostrato affidabile. Non ho mai tradito il Sì che le diedi.
 

Sono in pericolo Sara. Ho bisogno di te
 

Però se può apparire anche nei funerali, nelle perdite, nella scomparsa di quanto è caro la cui mancanza è insopportabile, la calla vale per quando c’è stato il funerale del nostro primo legame, ripreso 5 anni e 5 mesi dopo, a Vecchiano, il 9 aprile 2017: Domenica delle Palme. E le calle valgono per le rivoluzioni perdute con annessi funerali di ideali e rivoluzionari. Ne elenco Tre. Tre calle. Penso alla Comune di Parigi; alla Rivoluzione Russa tradita con l’avvento di Stalin; alla rivoluzione sconfitta degli operai torinesi guidati da Gramsci in Italia nel 1919 con Ordine Nuovo.

TRE è il numero del Cristianesimo che per me sta accosto al Comunismo. Di due religioni si tratta che s’intersecano.

TRE calle perché simboleggiano il Tempo. Passato Presente futuro. Adesso io e te siamo nel Presente. Ma avremo lo stesso un Futuro. Io partirò prima di te per qualche eternità meritata come comunista per sempre di quindici anni, Accio; e lì ti aspetterò per un presente senza fine.

Perdonami Sara se non sono più profondo; se casco nel feuilleton; ma meglio di così non so fare.