:: Bastione Isola dei Morti ovvero la Morte e Giovanni Boine 16

CDS - Bastione Isola dei Morti - Maggio 2017 

 

 

Claudio Di Scalzo

BASTIONE  ISOLA DEI MORTI

(16 maggio 1917 primo pomeriggio - Giovanni Boine Muore)

Ma sei sicura che sia questa l’Isola dei Morti?, chiede Giovanni Boine perplesso. La Morte spazientita risponde che lui, morto il 16 maggio di tisi, poche ore fa, non può permettersi di mettere in dubbio la sua conoscenza dell’indirizzo dove portarlo. Se poi caro poeta lei ha in mente il dipinto di un pittore svizzero che ebbe la ventura di mettermi, quello sprovveduto, un manto bianco sulle spalle anziché il nero d’ordinanza, posso risponderle che i morti che vissero forti vissuti sentimentali  - e guardi che spesso sono contadini operai impiegati soldati e pochi poeti perché i suoi amici vivi fingono passioni per scriverne, ma non le provano oppure non sono inscalfibili, insomma per sempre! - scelgo, di portarli in un’isola che ricordi dove, vissero emozioni d’amore e promesse che hanno rispettato. Dunque Signora Morte ho amato, sono stato fedele, nel modo adatto?, se mi merito questo suo regalo. Massì che lo è stato! In modo furibondo sconclusionato caotico com’era la sua psicologia, ma la sua è stata un bell’esempio di concretezza a un’idea che aveva stampigliata in testa. L' Amore che sopravvivesse a ogni burrasca del tempo. Non capisce? Signor Boine, Cristo è stato concreto fino alla Croce. Ha voluto amare fino alla sofferenza estrema. Senza sapere se sarebbe stato riamato, è morto in Croce concretamente, in modo gratuito per tutti. Ha capito adesso?! Ci voleva tanto!?  So quanto ha sofferto e per questo si è salvato!, e difatti le faccio il regalo di giungere qui, navigando sul fossato, a questo fortilizio dove lei fu felice. Le piante son le stesse del dipinto che lei ha in mente mentre al posto delle rocce ci sono solide mura rinascimentali, che differenza fa?, e sul baluardo dove saliremo, c’è dell’erba fresca, delle panchine, e la vista sulla città. Qui potrà concedersi alla malinconia delle sue ore e giorni terrestri. Sentirà pure eco dei pensieri di chi pensa a lei con ogni bene e palpito amoroso nello sconvolgimento della sua partenza repentina. Nell’addio non sanabile, per ora, visto dove si trova. Non ha amato invano poeta. Glielo rivelo. Ancora è amato tanto. L’amore che visse, nelle sue molteplicità di volti e animi, è rimasto intatto. E ciò è accaduto proprio perché non è stato poeta come lo intendevano i suoi amici letterati. E come continueranno a pensare la sua poesia fosse. Lei è amato e si è salvato perché la poesia che scrisse morendo abbandonò come guscio vuoto per la parola di Dio.

Tra qualche giorno riceverà una visita più adatta della mia per condurlo ancora più in là. Dove troverà spiegazione a ogni sua sofferenza alla sua colpa e li verrà perdonato e accolto come le si addice. Il suo nome  e cognome sta nella grafia del Cristo, non è immobile, si rigenererà nella gioia continuamente. Addio Giovanni. La sua infelicità non c’è più! Vada a passeggiare ancora un po’ dove ebbe abbracci e parole dolcissime. 

 

 FINE DEL LIBRO "GIOVANNI BOINE MUORE-MAGGIO 1917"