:: Claudio Di Scalzo: La sedia nell'armadio. Giovanni Boine morente, 9

 

CDS: la sedia nell'armadio di Giovanni Boine

da "Giovanni Boine morente - 9 maggio 2017

 

 Giovanni Boine muore il 16 maggio 1917 a Porto Maurizio. In questo maggio è il centenario della sua morte. 

 

Claudio Di Scalzo 

 LA SEDIA NELL’ARMADIO, LA SEDIA NEL PRATO VENTOSO

(Frantumata parabola illustrata da “Giovanni Boine Morente”)




 

Morire per  me-poeta  è come lasciare la sedia di riguardo nell’armadio tra abiti che non indosserò più siano essi nuovi o sdruciti; Morire all’amore è rimanere seduti su quella sedia anche se tu sei un fantasma uno scheletro un corpo assente farcito di parole; chi mi antologizza o pubblica o interpreta me-poeta dopo morto toglie la sedia dall’armadio, la colora d’oro, per sedercisi alla luce del sole che non scalda chi della sedia fu proprietario dello schienale  e della schiena poggiata: Me-poeta-morto.  Amen

 

CDS

La sedia di Giovanni Boine che la critica letteraria indora

come raccontato nella parabola del giorno 9 maggio 2017

 

 

 

POST LIBRO SU GIOVANNI BOINE

(Commemorazione centenario non dannazione ma romanzo vario)

Si potrebbero scandire le proposte per una ESTETICA DELLA COMMEMORAZIONE che non sia una Dannazione, in un poker, tanto per sbancare equivoci e prendere tutta la posta in gioco. E cioè, la ri-attualizzazione dell’autore, in questo caso Giovanni Boine.

a-Giovanni Boine diviene un personaggio e viene presentato dentro una forma romanzesca attrezzata nei diversi generi estetici, per un tempo limitato o stabilmente. Esempio di “Arte Relazionale”. Metti le case di Boine, i dintorni del Parasio a Imperia, alcune strade, dove incontri occasionali, giochi effimeri, letture con i cittadini, creano una transitoria comunità attorno al porta. La micro-utopia di un quotidiano di Giovanni Boine per chi intende ad esso avvicinarsi.

b-Giovanni Boine entra in forme letterarie e visuali come parente, metti zio, o antenato, di chi lo legge e lo propone, ed a farlo sono, assieme a chi inventa questa genealogia transitoria, dei malati. Persone che sanno cosa sia la “malattia mortale”. Che offusca la parola, il senso del vissuto, e l’angoscia. Sarebbe come ritrovare un fratello. Uno che prima era malato e poi scrittore. E la parte visuale del male che tarma gli organi vitali potremmo affidarla ad artisti d’Art Brut. Selvatici. Perché anche loro si frantumano e si esprimono per frammenti col corpo e poi con i nomi.

c-Giovanni Boine e la sua opera. Metti i Discorsi Militari, Anche qui possono scriverne e discuterne studiosi, universitari, pubblicisti, addetti ai lavori, a riviste su carta e on line, e io stesso posso farlo con la mia obliqua saggistica narrativa… però ad esempio i “Discorsi Militari”, nella sua parte dove si accenna alla “Fedeltà”, al reggimento, alla bandiera, alla terra che ospita il soldato… la farei presentare da un soldato, ma non da un alto ufficiale, bensì da dei soldati che sono andati in missione, e che magari in queste missioni si sono ammalati come quelli nella ex-Jugoslavia, o che hanno perso arti su mine. Questi giovani sono il meglio dell’etica militare. E questa cercò di cogliere Giovanni Boine.

d-Poi darei voce, agli studiosi locali, ai cultori della memoria del proprio concittadino, che in Italia sono negletti e snobbati, mentre in Francia sono l’ossatura del ricordo dei poeti e scrittori, perché trovano la lettera, il documento, l’oggetto smarrito,… ad esempio Antonio Lagorio potrebbe con i documenti in suo possesso raccontare il lato gioviale, scherzoso, paesano, di Boine. Ed è anche così che si toglie l’autore da celebrazioni tese a ridurlo a sbrigativo santino per una data. Cogliendo e attualizzando il lato umorale, un po' selvatico, e feroce anche, dell'autore, perché Boine a Cecchi,  e molto prima del Montale degli anni settanta, scrive che “la storia è un barile di merda che il diavolo rotola per la china della morte”. 

La storia di oggi con le sue empietà, i suoi massacri inauditi, le volgarità dei potenti, l'ipocrisia di chi tutto giustifica nella Storia, avrebbe ed ha ancora bisogno della sincerità, di Giovanni Boine. E di mostrare che accanto alle atrocità quotidiane c'è la serata alla locanda, gli scherzi tra amici con cui parlare in dialetto, la parola sboccata, e la risata improvvisa, di cui i liguri sono maestri.