:: Claudio Di Scalzo: Giovanni Boine morente - "Giornata della virile rovina" - 4 maggio 1917


CDS: Boine quasi incassato con le spalle incassate

4 maggio 1917

Nel ritratto un Boine quasi incassato con le spalle incassate.
Anche timbrato - dalla Morte ovvio! - perché l'inchiostro per timbri non secca
perché è preda della Morte Secca!

 

Giovanni Boine muore il 16 maggio 1917 a Porto Maurizio. In questo maggio è il centenario della sua morte.

 

 

 CDS

GIOVANNI BOINE MORENTE

GIORNATA DELLA VIRILE ROVINA SENTIMENTALE MALATA

4 maggio 2017 

Questa giornata del 4 maggio voglio renderla utile. Un tisico in fin di vita che cerca qualcosa di utile è proprio una barzelletta. “Ma devo virilmente sorreggere il fardello della rovina sentimentale”, che procede quella dei polmoni? Ma questa frase sulla virilità chi me l’ha detta? Non nel sogno. Ah forse nella telefonata ieri del ramaiolo l’ho udita. Insomma sia come sia oggi è giornata utile. Come la trasformo in una benedizione? Semplice. Basta che trascriva il sogno di stanotte con la porta e la chiave e i due amanti… e “l’amore che scade come il latte” ecco che continuo a pensar battute viareggine, ma perché?, “da buttarsi a concimar le fratte”.

Nel sogno sentivo questa voce in vernacolo viareggino e ero un tizio come scorciato da malattia non sapendo quale fosse ma che intanto m’aveva ridotto a vivere solitario, ero appestato?, in una specie di soffitta sottotetto che guardava il mare. Da uno spioncino. La mia vita eccezionale è questa, mi dicevo. Con un piglio di polemica anti-dannunziana e anti-consorterie vociane fiorentine liguri che sempre portan spine. Ecco ancora le rime balorde! Tutti hanno una vita con scambi sociali interessi dialoghi che arricchiscono. Nutrono. Mi dicevo nel sogno. Io niente! Io sto qui solo! Per forza poi anche le donne che più ti amano non possono intendere questa follia - tiravo le somme nel  buiore del sognato, buiore si dice anche da noi a Imperia o anche questo buiore è lessico lucchese? - questa vita e neppure quanto da essa nasce: che per errore a volte è detta letteratura… no, non lo è!... è solitudine e nella solitudine il sogno di un amore che non scada come il latte. Poi improvvisamente ho sentito una presenza femminile dietro le mie spalle. Forse era lei. Ma anche se annusavo per aria non sentivo il suo profumo. Anzi sentivo un odore di latte andato a male. Allora per darmi un contegno ho preso a fare l’attore. E declamo: da qualche parte deve esserci la chiave per essere capito da chi ami senza aprire alcuna porta: sulla fiducia che sapendo cosa hai messo nella stanza non ci sia bisogno d’andare a vedere cosa c’è. Una poesia e una prosa solo pensata e mai scritta. E proprio perché mai scritta ciò salva l’amore e la donna e l’uomo si allontanano dalla porta senza aprirla e vivono felici.

Questo il sogno con finale consolatorio.

Resa utile la sua giornata, Giovanni Boine, si diede del futile, in rima giocosa. Accenno un passo di danza. E pensando a quanto fosse macabro lo stridio che gli usciva dalla gola un tempo risata, cerco del latte nella dispensa senza trovarlo.