:: Claudio Di Scalzo: Giovanni Boine Morente 3 - "La telefonata" - 3 V 1917


CDS: "Come apparve la Morte a Boine il 3 maggio 1917"

Nel ritratto la Morte come appare a Giovanni Boine
quando si volta col ramaiolo cornetta in mano dove ha tossito sangue.

 

 

 Giovanni Boine muore il 16 maggio 1917 a Porto Maurizio. In questo maggio è il centenario della sua morte.

 

Claudio Di Scalzo

GIOVANNI BOINE MORENTE

"LA TELEFONATA"

(3 maggio 2017) 

 

3

... perché è ormai evidente che nonostante la telefonata non vuoi proprio che il mio dolore sia minimamente paragonabile al tuo

Giovanni Boine il 3 maggio 1917, a tredici giorni dalla sua morte, vede questo frammento di lettera, con una grafia che non conosce, sul suo scrittoio, dove ha accatastato le minute di lettere che spedì le lettere che ricevette, perché si era detto il giorno prima che l’epistolario suo, rimanendo dopo la sua morte, era qualcosa che se avesse potuto, avrebbe sprofondato nella buca dove sarebbe finito, per rendere più soffice la posa della bara e per nascondere e cancellare come ossa più marce delle sue quanto aveva scritto di lettere quanto aveva ricevuto. Cartevaneggio, sogghigna amaro. Di letteratura di metafisica di amore. Tutto a mollegiargli la bara come un materasso di fieno che imputridisce con la stoffa dei sentimenti, tutti caduchi, tutti inutili, tutti insensati, e, dannatamente imbecilli. Ecco la recensione finale, il plauso e le botte, a me stesso, epistolografo.  

Col pigiama che lo fa somigliare lui lungo lungo lungo a spaventapasseri con gocce di sangue brunito sulle maniche somigliante merda secca di volatili; in mezzo alla camera, con lettere attorno che non sono certo grano maturo da proteggere bensì ortica erbacce pannocchie sgranate dai corvi del dolore, getta sul pavimento buste e carte. Tranne il biglietto dove viene rivelato che lui ha ricevuto una telefonata. Lo scritto balbettante grafia ne riporta un lacerto.

Telefonata?… neppure telegramma bensì telefonata!?! Da quell’aggeggio in uso al fronte per ricevere ordini e darne, per cannoneggiare, per dare misura giusta agli obici, per decidere avanzate e ritirate, per annunciare vittorie o sconfitte disastrose. Avrei ricevuto una telefonata sul dolore? Io Giovanni Boine nella malattia mortale nel dolore atroce avrei ricevuto notizia che un’altra persona, donna, prova un dolore paragonabile al mio?!

Immagina la camera come trincea. Quindi qui posso ricevere una telefonata. L'avrò ricevuta nel mese passato nei giorni trascorsi e non l'ho intercettata. Tentiamo di udirne l’eco. Allora Giovanni Boine, a tredici giorni dalla morte, tremante e piegato in tralice, toh tralice si dice a Pisa, continuo ad usare espressioni di lì, chissà perché!?, come spaventapasseri sotto al libeccio, prende un ramaiolo per il brodo e se lo porta alla bocca e all’orecchio come fosse appunto la cornetta d'un telefono militare. E si mette in ascolto.

Non importa chi sono, riassumo tutte le gonnelle, le chiami così, tutte le donne che hai amato, poetesse intellettuali popolane, e puoi darmi il nome della più amata, da te, fai tu. Scegli tu! E che hai fatto soffrire anche tu soffrendo ma ritenendoti più sofferente perché poeta; e ora sai che se si scrive dell’amore lo si perde, la telefonata la riascolti perché la Donna che hai alle spalle, pure lei a suo modo ti ama, consente questa telefonata questa comunicazione.  

Telefonata: Devi farti una ragione del fatto che non tutto ti viene perdonato così come se nulla fosse. Lo capisci o no il male che mi hai fatto? M'addolorava e m'addolora saperti nella malattia, ma oggi mi accorgo che di me davvero non t'importa se mai ti sei chiesto il dolore profondo che hai generato tu per primo! Tu dovresti virilmente assumerti questo fardello come io mi sono presa il mio; anche se ora non lo comprendi. Però nel silenzio per lasciare decantare questa frattura che si è manifestata. Non rispondermi. Non parlarmi!

Regge l’improvvisata cornetta mestolo accosto al mento fin quasi a ferirsi. Sono gli ordini del generale, si dice. Non si discutono! Il soldato muto ubbidisce. Il tisico sta impettito anche se tossisce. Nel ramaiolo colano gocce di sangue. Sono la sua risposta senza parole. Alla telefonata.

Non avrei mai dovuto scrivere lettere d’amore. Non avrei mai dovuto frequentare poeti o addirittura iniziarmi a questo mestiere. Non avrei mai dovuto esprimere il mio dolore scritto inteso da chi lo legge portato a ignorare quello della persona, ma chi? chi era? chi è?, alla quale fui legato che mi ha telefonato. Da quale torbido equivoco mi ha parlato?  Non avrei mai dovuto ritenermi affidabile nell'amore bene amicizia. Ora è tardi per rimediare. Ubbidisco nel silenzio e voglio ringraziare chi ha permesso questo filo di ultima comunicazione da una sconosciuta. La sconfitta è completa, la trincea mia conquistata. 

 


 
Boine dopo aver posato il ramaiolo-cornetta vede la Morte



 

Giovanni Boine che trema come una foglia si volta per vedere la donna che ha permesso la telefonata. Alla quale ha accennato la voce nel mestolo. E la vede. Vede la Morte. La sua Morte che gli sorride complice: è come se l’aspettava. Almeno questo mi sia concesso. Di essermela inventata a mio grado e pari poesia. Si dice.

 

 

 

NOTICINA

Non so se dopo questa prova riesco a proseguire “GIOVANNI BOINE MORENTE”. I motivi sono comprensibili. Potrebbe darsi che voglia rispettare il “silenzio” che nella finzione viene chiesto al protagonista che muore. A volte l’autore deve spingersi fino alla comprensione totale delle voci che evoca e dello strazio che vivono i personaggi. Fino a calcarsi un dolore simile addosso.