:: Claudio Di Scalzo detto Accio: 25 aprile 2022 alla tomba di Libertario detto Lalo. Di Angiolo. Giuramento di ieri di oggi. Antonio Tabucchi e Robert Ford. |
Questa vicenda la racconto perché chiunque la legga intenda di che pasta son fatto. E quanto qui riordo vale più, per me, d’ogni vicenda estetica e letteraria che mi coinvolse e ancora mi coinvolge, e d’ogni capitolo stampato o al web affidato: e si po’ intende che in amore, per me, vale la stessa regola. Questa merce-parola non scade, né muta. È per sempre! Un giorno ch’ero pòo più d’un bimbo alla soglia dell’adolescenza, ir mi’ babbo: Libertario detto Lalo, sur ‘amion Fiat 642, duve s’andava a carià grano nella tenuta der Sarviati, verso Marina di Vecchiano, vedendomi sfoglià un libretto ‘omunista di Marx, mi disse: “Codesti fogli scritti sono importanti Accio, ma più importante è credici fino in fondo in quanto leggi senza cambia idea e pràtìa che prima o poi dovrà essici l’uguaglianza e la fine der ‘apitalismo in una società socialista e comunista. Te la senti Accio, figliolo, di seguì in esto tu-pà e ir tu nonno Angiolo?” - Sì, babbo, risposi. -Allora giuralo, che resterai per sempre ‘omunista! -Lo giuro! -Riordati che se son vivo e cambi idea e diventi un ex ‘ome tanti e un sociardemocratìo rovina der ‘omunismo o un borghese reazionario io non ti rionoscerò più ‘ome figliolo e se sarò morto ti verrò a tirà i piedi mentre dormi per ditti che sei un vortagabbana. Ho mantenuto il giuramento fatto! Dunque prima di ogni libro letto, di ogni intellettuale filosofo poeta scrittore, d’ogni dirigente comunista che conobbi e che poi ha rinnegato il comunismo, una folla, viene il giuramento fatto. E so che nel teatro che allestiva mio padre egli riprese qualche episodio dalla storia eroica greca o dalla storia dei pellerossa. Ora che sto raggiungendo l’età in cui Lalo morì, sono contento di me stesso come se avessi vinto il Nobel, anzi di più! Spero di morì ‘ome lui sotto un ulivo addormentandomi. O in un letto. E quando accadrà, l’ò lasciato detto a chi rispetterà ir mi testamento, voglio che l’ossa bruciate li mettino accanto a quelle nella ‘assa di mi pà. Sulla lapide aggiungeranno il soprannome ACCIO al soprannome di LALO. Fine! O inizio! Dalle mi’ parti raccontano, chissà se è vero, che trovato morto Lalo sotto un ulivo al Campo della Barra, Accio il figliolo, a notte, lo prese in braccio, lo carìo traballando sull’auto, e lo porto a morì ner su letto perché non fosse portato in obitorio e aperto nelle viscere stando in cella frigorifera. Giunto a casa, dopo un paio di chilometri, disse: Mamma, Nada, Lalo è morto, ma è morto in casa. Questo è Accio. So che Libertario detto Lalo approvò. E ciò sanno i mi’ figlioli e chi mi ama ha saputo e sa.
DUE NOTE 1-La morte di Lalo e ricordo di suo figlio con disegno di Davide Benati sta in “Campane del mio villaggio”, di Antonio Tabucchi. Libro-Catalogo. Nel Meridiano Mondadori, di due volumi, 2018, che accoglie quasi tutta l’opera di Tabucchi, il testo non è stato inserito dal curatore dagli eredi. Forse perché “paesano”? poco cosmopolita? Troppo comunista? Visti gli esiti di casa editrice di riferimento e variegata specie oggi liberalsocialista o liberista in sostegno dell’Imperialismo USA contro l’imperialismo neo-zarista, dimentichi di ogni comunismo e comunismi, ciò è un regalo ancora che è stato fatto alla mia stirpe. Comunista. E in ogni caso, quanto vale, è l’uomo che fui e sono, reggendo il corpo del padre, senza tradire il Giuramento. I libri vanno e vengono e spesso scadono come le idee: quanto riguarda me e mio padre, due vite anche con oscurità errori e colpe, amo pensare riscatti tutto anche davanti a Cristo: se c’è. Il resto non conta.
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